A Sant’Antioco, in Sardegna, vive l’ultima tessitrice di bisso marino. È una fibra tessile di origine animale, una sorta di seta naturale marina ottenuta dai filamenti secreti da una specie di molluschi bivalvi marini, endemica del Mediterraneo e chiamata anche nacchera o penna, la cui lavorazione è stata sviluppata esclusivamente nell’area mediterranea. L’ultima maestra di tessitura della “la seta del mare” è Chiara Vigo. “Il bisso non si vende e non si compra. Non ha peso e non ha tatto”. Un prodotto antico che non ha commercio. Su 100 immersioni si recuperano al massimo 300 grammi di grezzo, 30 grammi di pulito, che sono 21 metri di filo ritorto. Una volta seccata produce un filamento sottile e pregiato. In Italia la pinna nobilis è tutelata da un decreto di protezione che però non riguarda il suo habitat. Una misura inutile.
Chiara lo lavora da oltre quarant’anni, provienente da una famiglia di antica tradizione: il nonno era maestro di tessitura e la nonna di tele da museo. Conserva il suo filo prezioso in un baule con una ricetta di famiglia e continua a lavorarlo ogni giorno nel suo laboratorio. Arrivano ospiti da tutto il mondo per vederla filare questo filamento speciale; Chiara Vigo, mentre lavora, sussurra una cantilena della tessitura in ebraico. Per produrre le sue tele, fila e schiarisce il bisso, che in seguito può essere tinto in modo vegetale o marino. “Aggiungendo succo di melograno e semi di limone, si ottengono diverse tonalità di rosso, dal mattone al rosso scarlatto”. Chiara Vigo non rivela i dettagli della lavorazione e della conservazione, ma confessa di averne ancora in quantità.
Un tempo si pensava che il bisso fosse una qualità superiore di lino o addirittura di cotone, ignorando praticamente l’esistenza dell’omonima fibra animale. Dal bisso si ricavavano pregiatissimi e costosi tessuti con i quali, probabilmente già nell’antichità, si confezionavano tessuti e vesti, ostentati come veri e propri status symbol dai personaggi più influenti delle società babilonese, assira, fenicia, ebraica, greca e infine romana. Il bisso inoltre aveva spiccate proprietà terapeutiche conosciute dai pescatori, in quanto grazie alla sua potente proprietà emostatica era usato per la medicazione delle ferite che i pescatori frequentemente si procuravano con gli arnesi da pesca.
Chiara Vigo collabora con la Facoltà di Chimica di Bologna e il Max Planck di Berlino e con il Dipartimento di Biologia Marina di Cagliari.
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